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EARTHLINGS: TERRESTRI

domenica 27 marzo 2011

Tendenza alla Conferma


... Sono stato ad una fiera agricola annuale alle porte di Auckland, in Nuova Zelanda. Vi si tengono competizioni per la giovenca, il toro e la mucca da latte migliori, e credevo che parlando con le persone che allevano questi animali avrei poturo verificare alcune delle mie idee sulla loro vita emotiva. Ho parlato con diverse donne che lavorano con questi animali. Ho domandato: "Che cosa vedete quando li guardate?", sperando in qualche percezione delle loro emozioni. "Vedo della buona carne rossa" mi ha risposto una di loro, e la sorella concordava. "Che cosa pensate dei loro sentimenti?", "Non ne hanno" hanno risposto all'unanimità, e a questo punto altri presenti hanno espresso il loro parre, perlopiù in accordo con il loro. "Sono sempre impassibili" mi ha detto una donna. "Sono sempre uguali, non provano niente". In quel momento, abbiamo sentito dei muggiti. Ho chiesto perché le mucche facessero tanto baccano. "Oh, non è niente" mi ha rassicurato la donna "Sono solo le mucche che rispondono ai vitelli." Che cosa intendeva dire con "rispondono"? "Beh, i vitelli separati sono spaventati e chiamano la madre, le madri si preoccupano per i piccoli e rispondono, forse cercando di tranquillizzarli". Queste parole provenivano dalla stessa bocca che aveva appena detto che quegli animali non provano niente: né paura, né dolore alla separazione, né bisogno di conforto, né amore per i loro piccoli, né mancanza della madre.

Sono giunto ad alcune conclusioni di carattere psicologico e filosofico. Spesso chi ama gli animali è accusato di cedere alle aberrazioni logiche del sentimentalismo e dell'antropomorfismo. Ma in quel momento mi sembrava che quelle persone facessero un altro errore, noto fra gli psicologi come "tendenza alla conferma". Si tratta della predisposizione a considerare solo la prova che conferma una propria convinzione, ignorando e scartando la prova che invece la smentisce. Questa gente si convince che gli animali non provano nulla contro ogni evidenza, persino quando ce l'hanno davanti agli occhi.


da "Il maiale che cantava alla luna" di Jeffrey Moussaieff Masson

domenica 20 marzo 2011

L'ISTINTO DI FUGA

"Qualsiasi animale, a prescindere dalla specie cui appartiene, reagisce a un attacco contro la propria sopravvivenza con uno fra questi due schemi di comportamento: la fuga, oppure l'aggressione e la violenza, e cioè la lotta. Nel dirigere ciascun comportamento, il cervello funziona sempre come una unità; di conseguenza, i meccanismi cerebrali che avviano e limitano questi due schemi differenti di auto-conservazione sono strettamente collegati l'uno all'altro, oltre che a tutte le altre parti del cervello; il loro funzionamento adeguato dipende dalla sincronizzazione di diversi sottosistemi complessi, in equilibrio delicato fra di loro". (W. H. Mark e F. R. Ervin, 1970.)


I dati esistenti sulla fuga e sulla lotta come reazioni di difesa conferiscono una strana luce alla teoria istintivistica dell'aggressione. Sotto l'aspetto neurofisiologico e comportamentale, l'impulso di fuggire ha, nel comportamento animale, lo stesso ruolo, se non un ruolo più importante, dell'impulso di lottare. Dal punto di vista neurofisiologico, entrambi gli impulsi sono integrati allo stesso modo; è totalmente infondata la tesi che l'aggressione sia più «naturale» della fuga.

Perché, allora, gli istintivisti preferiscono parlare dell'intensità degli impulsi aggressivi innati, piuttosto che dell'innato impulso di fuggire?

Applicando il ragionamento degli istintivisti all'impulso di lottare o di fuggire, si arriverebbe a questo tipo di affermazione: «L'uomo è spinto da un innato impulso di fuga; potrà tentare, con la ragione, di controllare questo impulso, tuttavia questo controllo si dimostrerà relativamente inefficiente, anche se è possibile trovare alcuni strumenti per ridurre il potere dell'"istinto di fuga"».

Considerando tutti i discorsi che sono stati fatti sull'innata aggressione umana, come uno dei più gravi problemi sociali, a cominciare dalle enunciazioni religiose fino all'opera scientifica di

Lorenz, una teoria incentrata sull'«incontrollabile istinto di fuga» umano potrebbe sembrare strana, mentre, sotto l'aspetto neurofisiologico, è valida quanto quella dell'«aggressione incontrollabile». A dire il vero, dal punto di vista biologico, la fuga sembrerebbe molto più efficace della lotta, agli effetti dell'autoconservazione.

Una conclusione che non apparirà affatto buffa, anzi del tutto ragionevole ai leaders politici e militari. Essi sanno per esperienza che la natura umana, a quanto pare, è poco incline all'eroismo, e che bisogna darsi molto da fare per motivare l'uomo a lottare e per impedirgli di fuggire e salvare la vita.


da "Anatomia della distruttività umana" di Erich Fromm


mercoledì 16 marzo 2011

AGGRESSIVITA'


... La differenza fra aggressione difensiva e predatoria è importante rispetto al problema dell'aggressione umana, perché l'uomo è filo-geneticamente un animale non-predatorio, e quindi, per quanto riguarda le radici neurofisiologiche, la sua aggressione non è di tipo predatorio. Bisognerebbe ricordare che la dentizione umana «è poco adatta alle abitudini carnivore dell'uomo, che conserva ancora la dentatura dei suoi antenati vegetariani. E' anche interessante osservare che l'apparato digestivo umano ha tutte le caratteristiche fisiologiche di un vegetariano e non di un carnivoro». (J. Napier, Washington D.C. 1970.) Persino nei primitivi cacciatori e raccoglitori di cibo, la dieta era vegetariana al 75 per cento circa, e solo al 25 per cento, e anche meno, carnivora (16). Secondo I. DeVore: «Tutti i primati del Vecchio Mondo hanno essenzialmente una dieta vegetariana.


da "Anatomia della distruttività umana" di Erich Fromm


martedì 15 marzo 2011

Perché gli facciamo questo?


... Non sono certo che i maiali sappiano che saranno uccisi, ma so senz'altro che le grida di un maiale che viene abbattuto hanno un atroce somiglianza con le voci umane e che le persone che le hanno sentite sono rimaste impressionate.

di Jeffrey Moussaieff Masson in "Il maiale che cantava alla luna"