Il mese di gennaio è quello dei "buoni propositi", delle decisioni da prendere per essere "migliori" durante il nuovo anno, e per rendere migliore la vita degli altri e la propria. Se ti stanno a cuore gli animali, l'ambiente, i popoli più poveri, e la tua stessa salute, la scelta vegan è quella più potente per rendere migliore la vita di tutti.
lunedì 4 gennaio 2010
lunedì 21 dicembre 2009
Buon Natale
Postato da Adele
Dolorose mi tornano alla mente le immagini di chi in questo istante, in ogni parte del mondo, è vittima della fame, della miseria, delle malattie, della guerra, della violenza e di tutti gli orrori e gli egoismi causati dall'uomo. Mi tornano alla mente le immagini di chi soffre per mancanza di cibo, di medicine, di una casa, di un lavoro, di coloro che muoiono di indigenza, ma anche di coloro che muoiono per troppo benessere. Ma l'egoismo non miete solo vittime umane. Vi è un numero incalcolabile di esseri indifesi quanto innocenti, gli animali, che in questo istante vengono uccisi anche da parte di coloro che teoricamente si oppongono alle brutture del mondo.
Dolorose mi tornano nella mente le immagini degli animali che in questo istante soffrono a causa dell'uomo. E' notte, è buio, è freddo ed io vedo con la mente le nobili mucche, i miti vitelli, i possenti cavalli, i tenere agnellini ammassati in angusti e pestilenziali stabulari con gli dolci, senza malizia, che domani saranno macellati, uccisi, fatti a pezzi, arrostiti, confezionati e venduti ai supermercati perché tra pochi giorni è Natale. Ed io non posso fare nulla per impedirlo. Io ho la mia comoda casa, il salotto, la televisione, il telefono, il frigorifero pieno di ogni buona cosa. Posso prendere l'automobile e spostarmi nei luoghi più diversi, incontrare altre persone, posso andare al cinema, a seguire un concerto, o guardare semplicemente le vetrine. E loro sono sempre li, in silenzio, al buio, al freddo tra i loro escrementi e l'aria fetida delle stalle senza che la loro semplicità gli consenta di capire il perché questa loro triste condizione.
Due anni è la vita media di una mucca d'allevamento. Io in due anni quante cose ho vissuto. Ho fatto il bagno nello splendido mare della Puglia, ho visitato molte città importanti, mi sono arrampicato fin su le montagne dello Stelvio. Ho visto i verdi e trasparenti specchi lacustri. E loro sono sempre lì, immobili, con la loro grande e tenera testa pelosa legata alla mangiatoia, muti, doloranti, spaventati. La sola variante della loro misera e brevissima esistenza è che domani saranno caricati sui carri per essere consegnati ai carnefici. E io non posso fare nulla per impedirlo. E me ne vado per le strade ricche di gente, di colori, d'allegria. Tra pochi giorni è Natale, è tempo di regali, è tempo di essere felici eppure qualcosa mi si schianta in petto senza che niente e nessuno possa lenire la mia angoscia, la mia disperazione.
Immagini impietose mi tornano nella mente: volatili che agonizzano nei boschi con le ali spezzate o il ventre squartato da una fucilata e forse quell'uccello aveva dei pulcini che anch'essi moriranno lentamente, molto lentamente perché il crudele cacciatore doveva riempire il suo vuoto esistenziale uccidendo qualcosa, qualcuno. Ed ora l'uccello è li che geme senza speranza, senza perché. Vedo animali agonizzanti sui banchi dei vivisettori, alcuni vivi con il ventre aperto o il cranio trapanato. Ed io sono qui, a cena con gli amici a festeggiare il prossimo Natale è bisogna essere allegri mentre l'animale è sempre lì nella sua schiacciante solitudine, nel suo strazio incomprensibile, senza possibilità di essere aiutato, senza che nulla e nessuno possa lenire la sua agonia.
Rivedo i teneri e morbidi agnellini stipati, ignari come bambini, belanti, impauriti che domani saranno scannati perché qualcuno vorrà mangiare le loro gambe, qualcun altro si delizierà il palato mangiando il loro fegato, qualcun altro mangerà il loro cervello, qualcun altro il loro cuore e le loro ossa saranno gettate in enormi inceneritori e di queste lanuginose e tenere creature non resterà più nulla, nemmeno il ricordo. Appena affacciate alla vita non hanno avuto nemmeno il tempo di accorgersi di esistere.
Vedo i possenti e spavaldi cavalli quando la "bestia" umana gli spara in mezzo alla fronte un proiettile captivo (che come uno scalpello gli pacca la fronte) e il cavallo stramazza, annullato come un cencio, un sacco vuoto.
Dolorose mi tornano alla mente le immagini di chi in questo istante, in ogni parte del mondo, è vittima della fame, della miseria, delle malattie, della guerra, della violenza e di tutti gli orrori e gli egoismi causati dall'uomo. Mi tornano alla mente le immagini di chi soffre per mancanza di cibo, di medicine, di una casa, di un lavoro, di coloro che muoiono di indigenza, ma anche di coloro che muoiono per troppo benessere. Ma l'egoismo non miete solo vittime umane. Vi è un numero incalcolabile di esseri indifesi quanto innocenti, gli animali, che in questo istante vengono uccisi anche da parte di coloro che teoricamente si oppongono alle brutture del mondo.
Dolorose mi tornano nella mente le immagini degli animali che in questo istante soffrono a causa dell'uomo. E' notte, è buio, è freddo ed io vedo con la mente le nobili mucche, i miti vitelli, i possenti cavalli, i tenere agnellini ammassati in angusti e pestilenziali stabulari con gli dolci, senza malizia, che domani saranno macellati, uccisi, fatti a pezzi, arrostiti, confezionati e venduti ai supermercati perché tra pochi giorni è Natale. Ed io non posso fare nulla per impedirlo. Io ho la mia comoda casa, il salotto, la televisione, il telefono, il frigorifero pieno di ogni buona cosa. Posso prendere l'automobile e spostarmi nei luoghi più diversi, incontrare altre persone, posso andare al cinema, a seguire un concerto, o guardare semplicemente le vetrine. E loro sono sempre li, in silenzio, al buio, al freddo tra i loro escrementi e l'aria fetida delle stalle senza che la loro semplicità gli consenta di capire il perché questa loro triste condizione.
Due anni è la vita media di una mucca d'allevamento. Io in due anni quante cose ho vissuto. Ho fatto il bagno nello splendido mare della Puglia, ho visitato molte città importanti, mi sono arrampicato fin su le montagne dello Stelvio. Ho visto i verdi e trasparenti specchi lacustri. E loro sono sempre lì, immobili, con la loro grande e tenera testa pelosa legata alla mangiatoia, muti, doloranti, spaventati. La sola variante della loro misera e brevissima esistenza è che domani saranno caricati sui carri per essere consegnati ai carnefici. E io non posso fare nulla per impedirlo. E me ne vado per le strade ricche di gente, di colori, d'allegria. Tra pochi giorni è Natale, è tempo di regali, è tempo di essere felici eppure qualcosa mi si schianta in petto senza che niente e nessuno possa lenire la mia angoscia, la mia disperazione.
Immagini impietose mi tornano nella mente: volatili che agonizzano nei boschi con le ali spezzate o il ventre squartato da una fucilata e forse quell'uccello aveva dei pulcini che anch'essi moriranno lentamente, molto lentamente perché il crudele cacciatore doveva riempire il suo vuoto esistenziale uccidendo qualcosa, qualcuno. Ed ora l'uccello è li che geme senza speranza, senza perché. Vedo animali agonizzanti sui banchi dei vivisettori, alcuni vivi con il ventre aperto o il cranio trapanato. Ed io sono qui, a cena con gli amici a festeggiare il prossimo Natale è bisogna essere allegri mentre l'animale è sempre lì nella sua schiacciante solitudine, nel suo strazio incomprensibile, senza possibilità di essere aiutato, senza che nulla e nessuno possa lenire la sua agonia.
Rivedo i teneri e morbidi agnellini stipati, ignari come bambini, belanti, impauriti che domani saranno scannati perché qualcuno vorrà mangiare le loro gambe, qualcun altro si delizierà il palato mangiando il loro fegato, qualcun altro mangerà il loro cervello, qualcun altro il loro cuore e le loro ossa saranno gettate in enormi inceneritori e di queste lanuginose e tenere creature non resterà più nulla, nemmeno il ricordo. Appena affacciate alla vita non hanno avuto nemmeno il tempo di accorgersi di esistere.
Vedo i possenti e spavaldi cavalli quando la "bestia" umana gli spara in mezzo alla fronte un proiettile captivo (che come uno scalpello gli pacca la fronte) e il cavallo stramazza, annullato come un cencio, un sacco vuoto.
Ma adesso sono a cena con amici vegetariani, bisogna festeggiare, essere allegri. Sulla tavola non ci sono animali ammazzati. Prima di iniziare chiedo un minuto di raccoglimento e senza chiedere il motivo gli amici accettano ed in silenzio chiedo perdono agli animali, perdono per la mia impotenza: ma questo non cambia il loro crudele destino. Ed è Natale.
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Approfondimenti
mercoledì 2 dicembre 2009
Iniziativa Buon Natale 2009
Pubblicato da Adele

Per Natale è tradizione imbandire pranzi e cene con ogni "bendiddio", ma... molti di questi "cibi" in realtà non sono affatto un "bene", né sono un "cibo".
Sono pezzi di animali, uccisi brutalmente, a cui è stato fatto del male sia nell'allevarli nelle prigioni degli allevamenti intensivi, sia nel trasportarli in lunghi viaggi da incubo, sia nell'ammazzarli nei macelli, dove vengono sgozzati, fatti dissanguare, tagliati a pezzi.
Animali, esattamente come i cani e i gatti che abbiamo nelle nostre case: il pensiero di uccidere e portare in tavola loro, per Natale, ci farebbe - giustamente - inorridire.
Eppure, gli animali "d'allevamento" sono uguali a tutti gli altri: possono amare, soffrire, provare paura, dolore, gioia, amicizia. Proprio come gli animali domestici che conosciamo meglio.
E' irrazionale pensare che siano diversi, gli animali sono tutti uguali. Ma questi animali vengono invece uccisi a migliaia ogni giorno, e sotto Natale questa strage diventa ancora più atroce, animali di ogni specie, per la maggior parte cuccioli, vengono ammazzati per finire sulla nostra "tavola della festa".
Non abbiamo bisogno di far soffrire esseri senzienti, né nella vita di ogni giorno, né tantomeno per festeggiare il Natale. Per favore, pensaci...
Usando ingredienti vegetali, anziché animali fatti a pezzi, il tuo pranzo di Natale sarà più buono, in tutti i sensi.
E per il futuro, puoi imparare passo-passo a nutrirti senza uccidere animali dal sito: www.vegfacile.info
Salverai animali, avrai un minore impatto ambientale, avrai una salute migliore, risparmierai sui conti della spesa...
da Agire Ora

Per festeggiare un Natale "buono"... non uccidere animali!
Per Natale è tradizione imbandire pranzi e cene con ogni "bendiddio", ma... molti di questi "cibi" in realtà non sono affatto un "bene", né sono un "cibo".
Sono pezzi di animali, uccisi brutalmente, a cui è stato fatto del male sia nell'allevarli nelle prigioni degli allevamenti intensivi, sia nel trasportarli in lunghi viaggi da incubo, sia nell'ammazzarli nei macelli, dove vengono sgozzati, fatti dissanguare, tagliati a pezzi.
Animali, esattamente come i cani e i gatti che abbiamo nelle nostre case: il pensiero di uccidere e portare in tavola loro, per Natale, ci farebbe - giustamente - inorridire.
Eppure, gli animali "d'allevamento" sono uguali a tutti gli altri: possono amare, soffrire, provare paura, dolore, gioia, amicizia. Proprio come gli animali domestici che conosciamo meglio.
E' irrazionale pensare che siano diversi, gli animali sono tutti uguali. Ma questi animali vengono invece uccisi a migliaia ogni giorno, e sotto Natale questa strage diventa ancora più atroce, animali di ogni specie, per la maggior parte cuccioli, vengono ammazzati per finire sulla nostra "tavola della festa".
Non abbiamo bisogno di uccidere.
Non abbiamo bisogno di far soffrire esseri senzienti, né nella vita di ogni giorno, né tantomeno per festeggiare il Natale. Per favore, pensaci...
Non festeggiare il Natale uccidendo animali.
Usando ingredienti vegetali, anziché animali fatti a pezzi, il tuo pranzo di Natale sarà più buono, in tutti i sensi.
E per il futuro, puoi imparare passo-passo a nutrirti senza uccidere animali dal sito: www.vegfacile.info
Salverai animali, avrai un minore impatto ambientale, avrai una salute migliore, risparmierai sui conti della spesa...
da Agire Ora
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giovedì 5 novembre 2009
I pesci soffrono
Pubblicato da Adele
Soffocano in silenzio, guizzano sempre più debolmente, agonizzano per ore sui banchi dei mercati, tra gli sguardi indifferenti della gente.
Non gridano, non disturbano la sensibilità delle persone (come i mattatoi, nascosti perciò 'lontano dagli occhi e lontano dal cuore'), se non vengono uccisi, muoiono da soli, boccheggiando e contorcendosi
* soffocamento
* le lacerazioni provocate dall’amo
* schiacciamento
* congelamento
* lo shock dovuto alla cattura.
L’agonia può durare ore. A volte arrivano vivi nei luoghi di vendita o esposizione, e lì subiscono spesso ulteriori maltrattamenti come lo sventramento e l’esposizione sul ghiaccio (Aragosta Day 2007).
L’acquacoltura fornisce il 43% del pesce per uso alimentare. Cresce dal 1970 con un ritmo dell'8,8% l'anno e negli ultimi sei anni la produzione mondiale, secondo la FAO e' passata da 35,5 a 47,8 milioni di tonnellate. (dati Università di Exeter, UK per Greenpeace presentati al Seafood Summit 2008 a Barcellona)
Gli impianti italiani sono circa 1000, 87% dei quali sono intensivi. Le trote cresciute con questa modalità sono circa 50.000 tonnellate annue (86% del totale dei pesci d’allevamento) e l’Italia è uno dei maggiori allevatori di trote. Seguono spigole, orate e anguille.
Le strutture di allevamento sono vasche di cemento interrate o gabbie e recinti posizionati in mare (“maricoltura”).
Gli animali sono ammassati in spazi ristretti e nutriti con alimenti artificiali, ricchissimi di grassi, per favorirne l’aumento rapido di dimensioni. Per ucciderli si ricorre a un campionario di tecniche violente.
Due esempi:
* le anguille si ammazzano tramite la recisione del collo, oppure immergendole nel sale asciutto, che penetra nel loro corpo disseccandolo in una lenta agonia
* le trote vengono congelate vive e muoiono dopo 15 minuti di tortura.
* altamente inquinanti e favoriscono la proliferazione di alghe spesso nocive per gli stessi pesci
* pericolosi per la biodiversità a causa dell’introduzione di specie alloctone
* fonte di spopolamento (e non di salvaguardia) dei mari. Gli allevamenti di pesci carnivori, come le spigole, si approvvigionano infatti di pesciolini in mare aperto: per la produzione di 10 kg di spigole è necessario un quintale di sardine, per ottenere 1 kg di tonno rosso sono necessari 5 kg di acciughe.
Fonte LAV
Soffocano in silenzio, guizzano sempre più debolmente, agonizzano per ore sui banchi dei mercati, tra gli sguardi indifferenti della gente.
Non gridano, non disturbano la sensibilità delle persone (come i mattatoi, nascosti perciò 'lontano dagli occhi e lontano dal cuore'), se non vengono uccisi, muoiono da soli, boccheggiando e contorcendosi
I pesci soffrono
I mammiferi marini, i crostacei e i pesci hanno un sistema nervoso che trasmette dolore e sofferenza. Presi all’amo o nelle reti muoiono per:* soffocamento
* le lacerazioni provocate dall’amo
* schiacciamento
* congelamento
* lo shock dovuto alla cattura.
L’agonia può durare ore. A volte arrivano vivi nei luoghi di vendita o esposizione, e lì subiscono spesso ulteriori maltrattamenti come lo sventramento e l’esposizione sul ghiaccio (Aragosta Day 2007).
Gli allevamenti ittici
Il 38% dei pesci e dei molluschi immessi annualmente sul mercato proviene da allevamenti ittici. L’acquacoltura fornisce il 43% del pesce per uso alimentare. Cresce dal 1970 con un ritmo dell'8,8% l'anno e negli ultimi sei anni la produzione mondiale, secondo la FAO e' passata da 35,5 a 47,8 milioni di tonnellate. (dati Università di Exeter, UK per Greenpeace presentati al Seafood Summit 2008 a Barcellona)
Gli impianti italiani sono circa 1000, 87% dei quali sono intensivi. Le trote cresciute con questa modalità sono circa 50.000 tonnellate annue (86% del totale dei pesci d’allevamento) e l’Italia è uno dei maggiori allevatori di trote. Seguono spigole, orate e anguille.
Le strutture di allevamento sono vasche di cemento interrate o gabbie e recinti posizionati in mare (“maricoltura”).
Gli animali sono ammassati in spazi ristretti e nutriti con alimenti artificiali, ricchissimi di grassi, per favorirne l’aumento rapido di dimensioni. Per ucciderli si ricorre a un campionario di tecniche violente.
Due esempi:
* le anguille si ammazzano tramite la recisione del collo, oppure immergendole nel sale asciutto, che penetra nel loro corpo disseccandolo in una lenta agonia
* le trote vengono congelate vive e muoiono dopo 15 minuti di tortura.
Minacce per l'ambiente
Oltre ad essere luoghi di costrizione, gli allevamenti ittici risultano essere:* altamente inquinanti e favoriscono la proliferazione di alghe spesso nocive per gli stessi pesci
* pericolosi per la biodiversità a causa dell’introduzione di specie alloctone
* fonte di spopolamento (e non di salvaguardia) dei mari. Gli allevamenti di pesci carnivori, come le spigole, si approvvigionano infatti di pesciolini in mare aperto: per la produzione di 10 kg di spigole è necessario un quintale di sardine, per ottenere 1 kg di tonno rosso sono necessari 5 kg di acciughe.
Fonte LAV
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