Da vedere... per sapere, per capire, per cambiare....

EARTHLINGS: TERRESTRI

giovedì 7 aprile 2011

EFFICACIA


La consapevolezza di essere in un mondo prepotente, estraneo, e il conseguente senso di impotenza potrebbero facilmente sopraffare l'uomo. Se si sentisse interamente passivo, un semplice oggetto, sarebbe privato del senso di avere una volontà, una propria identità.


Come compensazione deve acquisire la sensazione di essere capace di fare qualcosa, di avere influenza su qualcuno, di «far presa», o, per usare l'espressione più corretta, di essere «efficace». Oggi usiamo tale parola in riferimento a uno speaker o a un venditore «efficace», o «efficiente», cioè a qualcuno che riesce a ottenere dei risultati.


Ma questo è un deterioramento del significato. originale del termine (che deriva dal latino "ex-facere", fare). Essere efficace è l'equivalente di: far procedere, compiere, realizzare, portare a termine, adempiere; una persona efficace ha la capacità di fare, di produrre, di compiere qualcosa. Essere capace di far qualcosa significa non essere impotenti, ma vivi, funzionanti. Essere in grado di fare significa essere attivi e non soltanto "influenzati"; essere attivi e non solo passivi. E', in ultima analisi, "la prova di esistere". Il principio può essere formulato così: "Sono perché agisco efficacemente".



da "Anatomia della distruttività umana" di Erich Fromm


mercoledì 6 aprile 2011

Veganfest

La grande FieraExpò Internazionale del mondo ecologico e Vegan !!!
 
VeganFest

martedì 5 aprile 2011

Animali belli e gentili


Autunno .... Stavamo viaggiando in auto nella South Island, in Nuova Zelanda. ...... Mi sentivo osservato. Mi sono guardato intorno e, in effetti, c'era il recinto di un'unità d'allevamento, con duecento mucche e tori. Erano animali splendidi, tutti neri. Con il cielo che imbruniva, le foglie che cambiavano colore, il fiume azzurro, era come se stessi guardando un quadro. Erano forti e in buona salute. Eppure in quella bella giornata autunnale si trovavano in un piccolo recinto, con il sole che stava per tramontare. Non stavano facendo quello che fanno di solito le mucche. Non stavano pascolando. Guardavano me.

Mi sono fermato, ho fatto inversione di marcia .... ho parcheggiato di fronte al recinto e quanti più animali possibili si sono avvicinati e affollati lungo lo steccato, solo per fissare noi quattro: mia moglie, i nostri bambini e me. Il silenzio era sinistro. Il loro sguardo sembrava avere un'intenzione precisa. Che cosa guardavano? Che cosa hanno visto? Ho capito che qualunque risposta sarebbe stata pura speculazione, del tipo che gli scienziati detestano. Certo, ma se le mie idee sui pensieri delle mucche non erano altro che speculazioni, ciò non significa che le mie considerazioni non possano rivelare qualcosa.

Ho immaginato che le mucche si chiedessero perché si trovavano lì, prescelte per morire. Che razza di mondo era, quello che permetteva a me ed alla mia famiglia, al sicuro nell'intimità della nostra macchina, di viaggiare in libertà, mentre la loro famiglia era destinata ad essere portata via in un grande camion e venire uccisa per la carne? Sono ripartito: le ho osservate mentre mi guardavano andare via, accompagnando la mia partenza con i loro occhi tristi. Perché non potevo fare niente per loro? Sentti sgorgare in me il senso di colpa. Non c'era niente che potessi fare. Ma non è tutta la verità.

Potevo scrivere queste parole, e queste parole potevano essere lette da gente come voi che potrebbe provare quello che ho provato io.

Un giorno in un futuro lontano, il genere umano si stupirà di avere preso la vita di questi animali belli e gentili per assecondare la propria gola. E un giorno una famiglia proprio come la mia passerà, e mucche come queste pascoleranno sul pendio di una collina, ma saranno oggetto di ammirazione, e non più cibo per gli esseri umani.


da "Il maiale che cantava alla luna" di Jeffrey Moussaieff Masson

domenica 27 marzo 2011

Tendenza alla Conferma


... Sono stato ad una fiera agricola annuale alle porte di Auckland, in Nuova Zelanda. Vi si tengono competizioni per la giovenca, il toro e la mucca da latte migliori, e credevo che parlando con le persone che allevano questi animali avrei poturo verificare alcune delle mie idee sulla loro vita emotiva. Ho parlato con diverse donne che lavorano con questi animali. Ho domandato: "Che cosa vedete quando li guardate?", sperando in qualche percezione delle loro emozioni. "Vedo della buona carne rossa" mi ha risposto una di loro, e la sorella concordava. "Che cosa pensate dei loro sentimenti?", "Non ne hanno" hanno risposto all'unanimità, e a questo punto altri presenti hanno espresso il loro parre, perlopiù in accordo con il loro. "Sono sempre impassibili" mi ha detto una donna. "Sono sempre uguali, non provano niente". In quel momento, abbiamo sentito dei muggiti. Ho chiesto perché le mucche facessero tanto baccano. "Oh, non è niente" mi ha rassicurato la donna "Sono solo le mucche che rispondono ai vitelli." Che cosa intendeva dire con "rispondono"? "Beh, i vitelli separati sono spaventati e chiamano la madre, le madri si preoccupano per i piccoli e rispondono, forse cercando di tranquillizzarli". Queste parole provenivano dalla stessa bocca che aveva appena detto che quegli animali non provano niente: né paura, né dolore alla separazione, né bisogno di conforto, né amore per i loro piccoli, né mancanza della madre.

Sono giunto ad alcune conclusioni di carattere psicologico e filosofico. Spesso chi ama gli animali è accusato di cedere alle aberrazioni logiche del sentimentalismo e dell'antropomorfismo. Ma in quel momento mi sembrava che quelle persone facessero un altro errore, noto fra gli psicologi come "tendenza alla conferma". Si tratta della predisposizione a considerare solo la prova che conferma una propria convinzione, ignorando e scartando la prova che invece la smentisce. Questa gente si convince che gli animali non provano nulla contro ogni evidenza, persino quando ce l'hanno davanti agli occhi.


da "Il maiale che cantava alla luna" di Jeffrey Moussaieff Masson